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      Sarà, nondimeno, mio debito ricordare fedelmente accanto ai trionfi i disastri, e i grandi delitti e le follie nazionali, assai più umilianti di qualsivoglia disastro. Vedremo perfino ciò che reputiamo qual nostro bene precipuo, non essere scevro di male. Vedremo il sistema che assicurò efficacemente le nostre libertà contro le usurpazioni del regio potere, aver fatto nascere una nuova generazione d'abusi, che non incontransi nelle monarchie assolute. Vedremo lo augumento della ricchezza e lo estendersi del commercio - a cagione in parte dello sconsiderato immischiarsi, in parte della sconsiderata negligenza, - avere prodotti, fra immensi beni, parecchi mali, di che le società rozze e povere rimangono libere. Vedremo come, in due dominii dipendenti dalla corona, al torto seguisse la giusta retribuzione; come la imprudenza ed ostinatezza rompessero il vincolo che congiungeva le colonie dell'America Settentrionale alla madre patria; come la Irlanda, oppressa dalla signoria di razza sopra razza e di religione sopra religione, rimanesse veramente membro dell'impero britannico, ma membro putrido e storto in guisa da non aggiungere forza al corpo politico, e da essere perpetuo argomento di rimprovero in bocca di quanti temono o invidiano la grandezza dell'Inghilterra. Nondimeno, se pure io male non mi appongo, lo effetto generale di questa narrazione siffattamente ordinata sarà quello di suscitare la speranza ne' petti degli amatori della patria, e muovere le anime religiose a rendere grazie alla Provvidenza.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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