La Chiesa è stata assai volte dai teologi paragonata all'arca, della quale si legge nel libro della Genesi; ma giammai tale somiglianza fu così perfetta, come nei tempi tristi nei quali ella sola procedeva fra il buio e le tempeste sopra il diluvio, sotto cui tutte le grandi opere della potenza e sapienza degli antichi giacevano prostrate, e portava seco quel lieve germe dal quale nacque poscia una nuova civiltà e più gloriosa.
Perfino la supremazia spirituale che il papa arrogavasi, produsse in quelle età buie più bene che male. Per essa le nazioni dell'Europa Occidentale si congiunsero in una grande repubblica. Ciò che i giuochi olimpici o l'oracolo di Pitia erano stati per tutte le città greche da Trebisonda fino a Marsilia, Roma e il suo vescovo furono per tutti i cristiani di comunione latina, dalla Calabria fino alle Ebridi. Così germogliarono e crebbero i sentimenti di più estesa benevolenza. Genti divise da mari e da monti riconobbero un vincolo fraterno e un codice comune di diritto pubblico. Anche in guerra, la crudeltà del vincitore era non rade volte mitigata dal pensiero che esso e i vinti suoi(5) nemici erano membri d'una sola grande federazione. Gli Anglo-Sassoni finalmente vennero ammessi a questa federazione. Si aperse una comunicazione regolare tra le nostre spiagge e quella parte d'Europa nella quale i vestigi della potenza e civiltà antiche erano tuttavia discernibili. Molti egregi monumenti, che sono stati poscia distrutti o trasfigurati, serbavano ancora la loro primigenia magnificenza; e i viaggiatori, cui Livio e Sallustio riuscivano inintelligibili, potevano acquistare dallo spettacolo degli aquedotti e dai templi romani qualche lieve nozione di storia romana.
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