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      È così forte il nesso che le menti stabiliscono tra la grandezza d'un sovrano e la grandezza della nazione da lui governata, che quasi tutti gli storici dell'Inghilterra hanno descritto con un sentimento di esultanza il potere e lo splendore de' suoi padroni stranieri, ed hanno compianta la decadenza di quello splendore e potere come una calamità della patria nostra. La quale cosa, a dir vero, è così assurda, come lo sarebbe se un negro d'Haiti dei nostri tempi considerasse con orgoglio nazionale la grandezza di Luigi XIV, e parlasse di Blenheim e Ramilies con patrio dolore e vergogna. Il conquistatore e i suoi discendenti fino alla quarta generazione non erano uomini inglesi: quasi tutti erano nati in Francia; passavano la maggior parte della vita in Francia; la loro favella era francese; pressochè tutti gli alti uffici da loro dipendenti erano affidati ad individui francesi; ogni acquisto che facevano sul continente li rendeva ognora più stranieri alla popolazione dell'isola nostra. Uno de' più egregi fra loro, a vero dire, tentò di procacciarsi lo affetto de' suoi sudditi inglesi, sposando una principessa inglese. Ma molti de' suoi baroni consideravano quel matrimonio come i cittadini della Virginia considererebbero un matrimonio tra un padrone e una fanciulla schiava. Nella storia quel principe è conosciuto sotto l'onorevole soprannome di Beauclerc; ma nei suoi tempi, i suoi concittadini gli avevano apposto un soprannome sassone a dileggio del suo sposalizio con una donna sassone.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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