Non essendovi paese in cui, come in Inghilterra, gli uomini di Stato si siano lasciati tanto trascinare dalla influenza del passato, così non vi è paese in cui gli storici si siano lasciati, come i nostri, condurre dall'influenza del presente. A vero dire, fra queste due cose è naturale connessione. Dove la storia viene considerata semplicemente come una pittura della vita e de' costumi, come una raccolta di esperimenti da cui si possano trarre massime generali di sapienza civile, lo scrittore non è grandemente soggetto alla tentazione di rappresentare sfigurati i fatti seguiti in un'epoca che non è la sua: ma dove la storia viene considerata come un santuario in cui si custodiscono i titoli dai quali pendono i diritti de' governi e delle nazioni, gl'incentivi a falsificare i fatti diventano pressochè irresistibili. Uno scrittore francese oggimai non è mosso da nessun potente interesse ad esagerare o a spregiare la potenza de' re della casa di Valois. I privilegii degli Stati Generali, degli Stati della Bretagna, degli Stati della Borgogna, sono oramai cose di piccola importanza pratica, come lo sarebbe la Costituzione del Sinedrio Giudaico o del Consiglio degli Anfizioni. L'abisso d'una grande rivoluzione divide compiutamente il nuovo dal vecchio sistema. Nessuno abisso simigliante divide in due parti distinte la esistenza della nazione inglese. Le leggi e le consuetudini nostre non sono state mai trascinate dall'impeto d'una generale e irreparabile rovina. Presso noi l'autorità del medio evo è tuttavia autorità valida, e viene tuttavia citata, nelle più gravi occasioni, da' più eminenti uomini di Stato.
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