Nel medio evo le condizioni della società erano grandemente diverse. Rade volte e con molta difficoltà i torti fatti agli individui pervenivano a cognizione del pubblico. Un uomo poteva illegalmente essere confinato per molti mesi nel castello di Carlisle e di Norwich, senza che nè anche un bisbiglio della cosa arrivasse in Londra. È molto probabile che la tortura fosse stata in uso molti anni innanzi che la gran maggioranza della nazione ne concepisse il minimo sospetto. Nè i nostri antichi erano in nessun modo così gelosi, come siamo noi, dell'importanza di osservare le grandi regole generali. L'esperienza ci ha insegnato che non possiamo senza pericolo patire che passi in silenzio la minima violazione dello Statuto. E perciò ormai universalmente si pensa che un governo il quale senza necessità ecceda i suoi poteri, debba essere colpito di severa censura parlamentare; e che un governo, il quale, spinto da una grande urgenza e da intenzioni pure, ecceda i suoi poteri, debba senza indugio rivolgersi al Parlamento per un atto d'indennità. Ma non era tale il sentire degl'Inglesi de' secoli decimoquarto e decimoquinto. Essi erano poco disposti a contendere per un principio semplicemente come principio, ed a biasimare una irregolarità che non era reputata atto d'oppressione. Finchè lo spirito generale del governo mantenevasi mite e popolare, erano proni ad accordare qualche latitudine alle azioni del loro sovrano. Se per uno scopo che si reputasse sommamente lodevole, egli faceva uso di un vigore che travarcava i confini segnati dalla legge, essi non solo gli perdonavano, ma lo applaudivano; e mentre godevano sicurezza e prosperità sotto il suo imperio, erano solleciti a credere che chiunque fosse incorso nella sua collera, ne era stato meritevole.
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