Erano razza ardente ed impetuosa, facile a trascorrere alle lacrime o al riso, al furore o allo affetto. Sola tra tutte le nazioni della Europa settentrionale, aveva la irritabilità, la vivacità, il pendio naturale per la mimica e la rettorica; qualità ingenite nei popoli de' lidi del mediterraneo. Per cultura intellettuale, la Scozia era incontrastabilmente superiore. Tuttochè quel regno fosse il più povero in tutta la cristianità, gareggiava, nonostante, in ogni ramo di scibile con le più fortunate regioni. Gli Scozzesi, de' quali le abitazioni e i cibi erano meschini al pari di quelli degl'Irlandesi de' giorni nostri, scrivevano versi latini con maggiore squisitezza che non ne mostra il Vida, e nelle scienze facevano scoperte che avrebbero accresciuta la rinomanza di Galileo. La Irlanda non poteva gloriarsi di un Bucanano o d'un Napier. Il genio, di che i loro abitanti aborigeni erano largamente dotati, mostravasi, come fa tuttavia, nelle ballate; le quali, comunque selvagge e rozze, parvero all'occhio giudizioso di Spenser contenere vene di puro oro poetico.
La Scozia, diventando parte della monarchia britannica, serbò tutta la sua dignità. Dopo d'avere per molte generazioni coraggiosamente sostenuto lo scontro delle armi inglesi, veniva adesso congiunta alla sua più forte vicina con patti onorevolissimi. Ella dava un re in vece di riceverlo. Serbava intatte la costituzione e le leggi proprie. I tribunali e i parlamenti rimanevano affatto indipendenti dai tribunali o dai parlamenti che sedevano in Westminster.
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