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      Il suo impero era in sè stesso il più compiuto e il più sicuro da ogni possibile aggressione. Ai Plantageneti e ai Tudors era stato mestieri più volte difendersi contro la Scozia, mentre erano implicati nelle guerre continentali. Il lungo conflitto in Irlanda aveva consunti tutti i loro mezzi. Nulladimeno, anche sotto tali svantaggi, que' sovrani eransi acquistata alta riputazione per tutta la cristianità. Era, dunque, bene ragionevole lo sperare che la Inghilterra, la Scozia e l'Irlanda, congiunte, avrebbero formato uno stato a nessuno secondo fra quei che allora esistevano.
      XXXIII. Tutte coteste speranze divennero stranamente illusorie. Nel giorno in cui Giacomo I ascese al trono, la patria nostra discese giù dal grado ch'essa fino allora aveva tenuto, e cominciò ad essere considerata come potenza appena di secondo ordine. Per molti anni la gran monarchia inglese, sotto quattro principi successivi della casa degli Stuardi, fu nel sistema europeo membro appena più importante di quello che per innanzi era stato il piccolo regno di Scozia. Il che, nondimeno, deve essere cagione di poca doglianza. Può dirsi di Giacomo I, come di Giovanni, che se la sua amministrazione fosse stata savia e splendida, sarebbe riuscita probabilmente fatale al nostro paese, e che noi dobbiamo più alla sua indole debole e meschina che alla sapienza e al coraggio di assai migliori sovrani. Egli ascese al trono in un momento critico. Avvicinavasi rapido il tempo in cui o il re doveva diventare assoluto, o il parlamento doveva infrenare il potere esecutivo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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