Nei tempi di Eduardo VI e di Elisabetta, i difensori del rituale anglicano eransi contentati di dire che esso poteva usarsi senza peccato, e che quindi niuno, fuorchè un suddito perverso e sconoscente i propri doveri, ricuserebbe di usarlo sempre che gli fosse ordinato dai magistrati. Intanto, quel nascente partito che pretendeva per l'ordinamento politico della Chiesa ad un'origine celeste, cominciò ad attribuire alle sacre cerimonie nuova dignità ed importanza. Concludevano, che se nel culto stabilito vi fosse qualche errore, siffatto errore era la sua estrema semplicità; e che i riformatori, nel calore delle loro dissensioni con Roma, avevano abolite molte antiche cerimonie che si sarebbero utilmente potute serbare. I giorni e i luoghi furono di nuovo osservati con misteriosa venerazione. Talune cerimonie che da lungo tempo erano cadute in disuso, e che comunemente giudicavansi come fantocciate superstiziose, furono richiamate a vita. Le pitture e le sculture che erano rimaste illese dal furore della prima generazione de' protestanti, divennero obietti di tale venerazione, che a molti sembrava idolatria.
Nessuna parte del sistema della vecchia Chiesa era stata tanto detestata dai riformatori, quanto il rispetto e la onoranza che tributavasi al celibato. Sostenevano che la dottrina di Roma intorno a ciò, era stata profeticamente condannata come diabolica dall'apostolo Paolo; e convalidavano la loro asserzione enumerando i delitti e gli scandali che originavano dalla osservanza di quella dottrina.
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