Avevano partecipato a dannare la sua tirannia, a scemargli i poteri ed a punire i suoi satelliti. Adesso erano, per vero dire, apparecchiati a difendere con mezzi rigorosamente legali le legittime prerogative di lui; ma avrebbero rifuggito dall'orribile pensiero di ritornare ai tirannici disegni di Wentworth. Essi, dunque, secondo l'opinione del Re, erano traditori, che differivano solo nel grado della loro sediziosa malignità da Pym e da Hampden.
L. E quindi Carlo, pochi giorni dopo d'avere promesso ai capi de' realisti costituzionali di non muovere mai un solo passo d'importanza senza farneli consapevoli, formò un pensiero, il più serio e tremendo in tutta la sua vita, lo nascose con gran cura, e lo mandò ad esecuzione in un modo tale, che ne furono colpiti di terrore e vergogna. Mandò il Procuratore Generale ad accusare di alto tradimento, innanzi alla tribuna della Camera de' Lordi, Pym, Hollis, Hampden ed altri membri di quella de' Comuni. Non satisfatto di questa flagrante violazione della Magna Carta, e della usanza non interrotta di secoli, andò egli stesso in persona, accompagnato da uomini armati, a porre le mani addosso ai capi della opposizione dentro la stessa sala del Parlamento.
Il colpo fallì. I membri incriminati erano partiti dalla sala poco tempo avanti che vi entrasse Carlo. Ne seguì subitanea e violenta commozione nel Parlamento, non che nel paese. Lo aspetto più favorevole onde i più parziali difensori del Re si sono studiati di presentare la condotta di lui in questa occasione, consiste nello affermare ch'egli, spinto dai pessimi consigli della consorte e de' cortigiani, commettesse un atto gravissimo d'indiscrezione.
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