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      Mentre approdava, i colli di Dover erano popolati di migliaia di spettatori, fra' quali non era neppure uno che non versasse lacrime di gioia. Il suo viaggio fu un continuo trionfo. Tutto lo stradale da Rochester era fiancheggiato di trabacche e di tende, e rendeva immagine d'una interminabile fiera. Migliaia di bandiere sventolavano; tutte le campane suonavano; s'udivano melodie di strumenti musicali; il vino e la birra scorrevano a fiumi alla salute di lui, che, tornando, recava la pace, le leggi e la libertà al paese. Ma fra mezzo alla gioia universale, un solo luogo mostrossi in aspetto buio e minaccioso. Lo esercito fu condotto a Blackeath per dare il ben tornato al sovrano. Il quale sorrideva, s'inchinava, e stendeva graziosamente la mano al bacio de' Colonnelli e de' Maggiori. Ma i suoi modi cortesi furono vani. Il contegno de' soldati era tristo e cupo; ed ove avessero dato libero sfogo a ciò che sentivano, il gioioso spettacolo, al quale avevano con ripugnanza partecipato, avrebbe avuto misero e sanguinoso fine. Ma non era fra loro accordo nessuno. La defezione e la discordia avevano distrutta la vicendevole fiducia, e gli avevano resi increduli ai loro capi. Tutta la guardia cittadina di Londra era in armi; numerose compagnie, capitanate da Nobili e da gentiluomini leali, erano accorse da varie contrade del Regno a salutare il Re. Il gran giorno si chiuse in pace; e l'esule principe, riasceso al trono, posò sano e salvo nella reggia de' suoi antenati.
     
     
     
     
      CAPITOLO SECONDO.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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