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      La decapitazione di Carlo I, la cupa tirannia della Coda del Parlamento, la violenza dell'esercito, ricordavansi con disgusto; e la moltitudine inchinava a tenere come responsabili della morte del Re, e de' disastri che ne seguirono, tutti coloro che gli avevano opposta resistenza.
      La Camera de' Comuni, essendo stata eletta mentre predominavano i presbiteriani, non rappresentava in modo alcuno il sentimento universale del popolo, e mostravasi dispostissima ad infrenare la intollerante lealtà de' Cavalieri. Uno de' membri che si attentò di dichiarare che tutti coloro i quali avevano snudata la spada contro Carlo I erano traditori al pari di coloro che gli avevano mozzato il capo, venne chiamato all'ordine, posto alla sbarra, e rimproverato dal presidente. Era desiderio generale della Camera, senza verun dubbio, di comporre i litigi ecclesiastici in modo soddisfacente ai Puritani moderati. Ma a ciò fare opponevansi la Corte e la nazione.
      VII. Il Re era, in questo tempo, amato dal popolo quanto non lo era mai stato nessuno de' suoi predecessori. Le calamità della sua famiglia, la morte eroica del padre, le sue proprie pene ed avventure romanzesche, svegliavano la tenerezza ne' cuori di tutti. Il suo ritorno aveva liberato il paese da una intollerabile schiavitù. Richiamato dalla voce di ambedue le fazioni avverse, egli era il loro arbitro naturale, ed in certo modo aveva le qualità necessarie a tanto ufficio. La natura gli era stata larga di egregie doti e di felice temperamento.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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