Per alcune ragioni egli era bene adatto a tenere quel posto eminente. Niuno sapeva, meglio di lui, comporre scritture di Stato; niuno parlava con più gravità e dignità nel Consiglio e nel Parlamento; niuno conosceva meglio i principii dell'arte di regnare; niuno discerneva con occhio più giudizioso le varietà de' caratteri degli uomini. È d'uopo aggiungere, che sentiva fortemente i doveri morali e religiosi, rispettava sinceramente le leggi del paese, e mostrava coscienzioso riguardo per l'onore e lo interesse della Corona. Ma il suo animo era acre, arrogante, intollerante d'ogni opposizione. Soprattutto, egli era stato lungo tempo in esilio, e questa sola cagione era bastevole a torgli le qualità necessarie a condurre la direzione suprema degli affari. È quasi impossibile che un uomo politico che sia stato costretto dalle lotte civili a bandirsi dalla propria patria, e passare lungi da quella molti de' più begli anni della vita, riesca adatto, appena ritornato al suolo natío, a togliere in mano il timone della cosa pubblica. Clarendon non va eccettuato da siffatta regola. Aveva lasciata l'Inghilterra con l'animo infiammato da un feroce conflitto, che era terminato con la caduta del suo partito e la ruina delle sue sostanze. Dal 1646 al 1660 era vissuto oltremare, mirando tutto ciò che avveniva nella sua patria, da una grande distanza, e con un falso strumento. Le nozioni che aveva delle pubbliche faccende, raccoglieva necessariamente dalle relazioni de' conspiratori, parecchi dei quali erano uomini esasperati dal danno e dalla disperazione.
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