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      Aveva parimenti ottenuta dalla Camera de' Comuni una concessione a vita delle tasse, l'annuo prodotto delle quali era stimato a un milione e duecento mila lire sterline. A vero dire, il prodotto di quelle per alcuni anni passò di poco un milione; ma questa somma, insieme con la entrata ereditaria della Corona, era allora bastevole a pagare le spese del Governo in tempo di pace. Non fu concessa pecunia per mantenere un esercito stanziale. La nazione sentiva disgusto del semplice nome di quello, e il solo rammentarlo avrebbe commossi ed infiammati tutti i partiti.
      IX. Nel 1661 seguì una elezione generale. Il popolo era frenetico d'entusiasmo verso il sovrano. La metropoli venne incitata a fare apparecchi per la più splendida incoronazione che si fosse mai veduta. Ne risultò un corpo di rappresentanti tale, quale non era mai stato in Inghilterra. Molti de' candidati eletti erano uomini che avevano pugnato a favore della Corona e della Chiesa, e che avevano l'animo esasperato per le molte ingiurie e i molti insulti delle Teste-Rotonde. Quando i membri adunaronsi, le passioni onde ciascuno di loro era individualmente animato, acquistarono nuova forza per virtù della simpatia. La Camera de' Comuni per alcuni anni fu più realista del Re stesso, più episcopale degli stessi vescovi. Carlo e Clarendon rimasero quasi atterriti della propria vittoria. Trovaronsi in condizioni non dissimili da quelle in cui Luigi XVIII e il Duca di Richelieu si videro allorquando, nel 1815, adunossi la Camera.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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