Quando anche il Re avesse desiderato di adempiere le promesse date ai Presbiteriani, non lo avrebbe potuto fare. Veramente, gli fu mestieri di adoperare co' più vigorosi sforzi tutta la sua influenza per impedire che i Cavalieri vittoriosi lacerassero l'atto d'indennità, e si vendicassero, senza misericordia, de' torti sofferti.
X. I Comuni cominciarono dal decretare, che ciascun membro dovesse, sotto pena d'espulsione, prestare il giuramento secondo la forma prescritta dalla antica liturgia, e che l'atto di Convenzione dovesse essere bruciato per mano del boia nel cortile del palagio. Fecero un altro atto, in cui non solo riconoscevano il potere della spada appartenere al solo Re, ma dichiaravano che in nessun caso estremo, qualunque si fosse, le due Camere potevano giustamente resistere con la forza al sovrano. Ne aggiunsero un altro, che prescriveva ad ogni ufficiale di corporazione di giurare che la resistenza alla autorità del Re era sempre illegittima. Pochi cervelli caldi sforzaronsi di proporre una legge che annullasse in una sola volta tutti gli statuti fatti dal Lungo Parlamento, e richiamasse in vita la Camera Stellata e l'Alta Commissione; ma la Reazione, per quanto fosse violenta, non osò andare tanto oltre. Continuò ad esser valida la legge che ogni tre anni vi fosse un Parlamento; ma vennero revocate le clausule restrittive, le quali ordinavano che gli ufficiali, anche senza l'assenso regio, potevano, appena scorso il tempo prescritto, procedere alla elezione. I vescovi furono rimessi sui loro seggi nella Camera Alta.
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Presbiteriani Cavalieri I Comuni Convenzione Camere Lungo Parlamento Camera Stellata Alta Commissione Reazione Parlamento Camera Alta
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