Sentiva, pur troppo, d'essere debitore di molto ai chiedenti. Era poco avvezzo a resistere alle sollecitazioni importune. L'indole sua non era quella di un persecutore. Certo aborriva i Puritani; ma in lui lo aborrire era un languido sentimento, poco somiglievole all'odio energico che aveva infiammato il cuore di Laud. Parteggiava, inoltre, per la Religione Cattolica-Romana; e conosceva come fosse impossibile il concedere libertà di culto ai proseliti di quella religione, senza accordarla parimente ai dissenzienti protestanti. Tentò, quindi, debolmente di frenare lo zelo intollerante della Camera de' Comuni; ma la Camera trovavasi sotto la influenza di profonde convinzioni, e di passioni assai più forti che non erano quelle del Re. Dopo una lieve lotta, egli cedette, ed approvò, facendo mostra d'alacrità, una serie di leggi odiose contro i separatisti. Fu dichiarato delitto lo intervenire in luogo dove si celebrasse il culto dei dissenzienti. Ciascun giudice di pace poteva giudicare senza giurati, e poteva condannare ad essere trasportato oltre-mare per sette anni chiunque fosse stato per la terza volta dichiarato reo. Con sottile crudeltà, venne provveduto che il reo non fosse trasportato nella Nuova Inghilterra, dove probabilmente avrebbe trovato amici che lo confortassero. Ritornando innanzi che fosse trascorso tutto il tempo del bando, soggiaceva alla pena capitale. Un nuovo ed irragionevolissimo giuramento venne imposto ai teologi che erano stati spogliati de' loro beneficii per non essersi voluti conformare; e a tutti coloro che ricusavano di prestarlo, fu inibito di appressarsi di cinque miglia ad ogni città che fosse governata da una corporazione, o rappresentata in Parlamento, o dove essi avessero esercitato il sacro ministero.
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