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      In quell'isola esistevano contese, in paragone delle quali le più calde animosità dei politici inglesi erano tiepide. L'inimicizia tra i Cavalieri e le Teste-Rotonde d'Irlanda fu quasi dimenticata quando riarse più feroce il conflitto tra la razza inglese e la celtica. La distanza tra gli Episcopali e i Presbiteriani sembrava svanire in paragone di quella che li separava(37) entrambi dai Papisti. Negli ultimi civili perturbamenti, mezzo il suolo irlandese dalle mani de' vinti era passato in quelle de' vincitori. Pochi de' vecchi o dei nuovi occupanti meritavano il favore della Corona. Gli spogliatori e gli spogliati erano, in massima parte, stati egualmente ribelli. Il Governo divenne tosto perplesso, e stanco de' reclami e delle scambievoli accuse delle due inferocite fazioni. Quei coloni, ai quali Cromwell aveva distribuito il territorio conquistato, e i discendenti de' quali chiamavansi tuttavia Cromwelliani, allegavano che gli abitanti aborigeni erano nemici mortali della nazione inglese sotto qualsifosse dinastia, e della religione protestante sotto qualunque forma. Descrivevano ed esageravano le atrocità commesse nella insurrezione di Ulster; incitavano il Re a seguitare risolutamente la politica del Protettore; non avevano vergogna d'affermare come non ci fosse da sperare mai pace in Irlanda, finchè non venisse onninamente estirpata la vecchia razza irlandese. I Cattolici Romani scusavansi come meglio potevano, e lamentavano con tristi parole la severità delle loro pene; che, a dir vero, non erano miti.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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