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      Anche quegli uomini immorali che non erano estranei al sentimento e allo spirito pubblico, querelavansi vedendo il Governo trattare le cose più gravi come pretti trastulli, e considerare le cose da nulla come cose gravi. Poteva ad un Re perdonarsi ch'ei si svagasse col vino, col brio, con le donne; ma era intollerabile ch'egli si perdesse oziando e immerso ne' piaceri, che le più gravi faccende dello Stato fossero trascurate, e che gli ufficiali pubblici morissero di fame, mentre devastavansi le finanze onde arricchire meretrici e parassiti.
      Gran numero di realisti facevano eco a tali querimonie, ed aggiungevano molte pungenti considerazioni intorno la ingratitudine del Re. Veramente, le intere sue entrate non sarebbero bastate a rimunerarli secondo ch'essi credevano di meritare. Perocchè, ad ogni impoverito gentiluomo che aveva combattuto sotto Rupert o Derby, i propri servigi parevano eminentemente meritorii, e i propri danni eminentemente duri. Ciascuno aveva sperato, sia che si fosse degli altri, ch'ei verrebbe con larghezza ricompensato di tutte le perdite sostenute nelle lotte civili, e che la restaurazione della monarchia avrebbe restaurato i suoi beni dilapidati. Nessuno di questi speranzosi potè frenare lo sdegno, allorquando trovossi così povero sotto il Re, come era stato sotto il Parlamento repubblicano o sotto il Protettore. La negligenza e la stravaganza della Corte svegliò la collera di cotesti leali veterani. Dicevano giustamente, che mezzi i tesori che il Re profondeva a beneficio delle concubine e de' buffoni, potevano racconsolare i cuori di centinaia de' vecchi Cavalieri, i quali dopo d'avere abbattuti i boschi e fuse le argenterie loro onde soccorrere il padre suo, adesso erravano intorno in povero arnese, e non sapevano dove rivolgersi per un tozzo di pane.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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