La vendita di Dunkerque venne a lui giustamente ascritta. Con meno giustizia gli chiedevano ragione della guerra con la Olanda. La sua indole accensibile, l'arrogante contegno, la impudente avidità di ricchezze, la ostentazione con che le profondeva, la sua pinacoteca piena dei capolavori di Vandyke che un tempo avevano adornate le sale degli impoveriti Cavalieri, il suo palagio che spiegava una lunga e magnifica facciata di contro alla reggia di più umile aspetto, gli provocarono contro molte meritate e non meritate censure. Quando la flotta olandese era nelle acque del Tamigi, la rabbia del popolaccio si scagliò precipuamente contro il Cancelliere. Gli ruppero le finestre, gli devastarono il giardino, e inalzarono una forca dinanzi alla sua casa. Ma in nessun luogo era tanto detestato, quanto nella Camera de' Comuni. Non vedeva come celeremente si approssimasse il tempo in cui la Camera, seguitando ad esistere, diventerebbe il potere supremo nello Stato; il governarla sarebbe la parte più importante della politica; e senza l'aiuto di uomini che padroneggiassero le orecchie di cotesta Camera, sarebbe impossibile tirare innanzi il Governo. Ei persisteva ostinatamente a considerare il Parlamento come un corpo in nulla diverso da quello che esisteva quaranta anni innanzi, allorchè egli si pose a studiare Diritto nel Tempio. Non intendeva a privare la legislatura de' poteri ad essa inerenti secondo l'antica Costituzione del Regno; ma il nuovo esplicamento di cosiffatti poteri, quantunque fosse naturale, inevitabile, e da non potersi fermare se non se distruggendoli affatto, spiacevagli e lo metteva in paura.
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