Così il Sovrano pendeva verso un sistema di politica esterna, e il Ministro verso altro sistema diametralmente opposto. Nè l'uno nè l'altro, in verità, era d'indole tale da seguire un fine con immutabile costanza. Ciascuno di loro, secondo l'occasione, cedeva alla importunità dell'altro; e le discordi tendenze e le mutue concessioni loro davano alla intera amministrazione un carattere stranamente capriccioso. Carlo talvolta, per leggerezza ed indolenza, soffriva che Danby prendesse misure, delle quali Luigi risentivasi come d'ingiurie mortali. Danby, più presto che lasciare il suo splendido posto, talvolta piegavasi a certe compiacenze, che gli erano di acerbo dolore e vergogna. Il Re fu indotto a consentire al matrimonio di Maria, figlia primogenita ed erede presuntiva del Duca di York, con Guglielmo d'Orange, nemico irreconciliabile della Francia, e campione ereditario della Riforma. Anzi, il valoroso Conte di Ossory, figlio di Ormondo, fu mandato ad aiutare gli Olandesi con alcune milizie britanniche, le quali nel giorno più sanguinoso della guerra rivendicarono alla nazione la rinomanza d'indomito coraggio. Il Tesoriere, dall'altra parte, fu astretto non solo a mostrarsi connivente ad alcune transazioni pecuniarie scandalosissime, tra il proprio signore e la Corte di Versailles, ma a fare, malvolentieri e con poca grazia, la parte d'agente.
XXXVIII. Intanto, il partito patriottico da due forti sentimenti fu tratto a due direzioni opposte. I capi popolari, quantunque avessero paura della grandezza di Luigi, il quale non solo faceva fronte alla forza dell'Alleanza continentale, ma acquistava terreno, temevano nondimeno di affidare nelle mani del proprio Re i mezzi di domare la Francia, suspicando che tali mezzi venissero adoperati a distruggere le libertà della Inghilterra.
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