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      Onde avvenne che nella patria nostra seguisse un cangiamento tale, che nella storia del vecchio mondo non si trovi nulla che gli si possa agguagliare. Se la Inghilterra del 1685 potesse, per alcuna virtł magica, mostrarsi agli occhi nostri, non sapremmo fra cento riconoscere un tratto di paese, nč un edifizio fra mille. Il gentiluomo della provincia non riconoscerebbe i propri campi. L'abitante della cittą non riconoscerebbe la propria strada. Ogni cosa ha mutato aspetto, tranne le grandi sembianze della natura, e poche massicce e durevoli opere dell'arte umana. Potremmo scoprire Snowdon e Windermare, Ceddar Cliffs e Beachy Head; qua e lą qualche monastero normanno ocastello che vide le guerre delle Rose. Ma, salvo queste poche eccezioni, ogni cosa ci sembrerebbe strana. Molte mila miglia quadrate, che adesso sono campi ricchi di grano, e prati traversati da verdeggianti siepi e popolati di villaggi e di amene ville, ci apparirebbero impervii deserti, o paduli abitati dalle anitre. Vedremmo tugurii di legno coperti di frasche sparsi qua e lą, dove adesso miriamo cittą manifatturiere, e porti di mare la cui fama giunge sino ai pił remoti confini del mondo. La stessa metropoli ci parrebbe poco pił vasta del suo presente suburbio lungo la riva meridionale del Tamigi. Nč meno strani ci sembrerebbero lo aspetto e i costumi del popolo, la mobilia e gli equipaggi, l'interno delle botteghe e delle abitazioni. E' pare che tale mutamento nelle condizioni d'una nazione sia degno di essere descritto dallo storico, almeno quanto qualunque mutamento di dinastia o di ministero.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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