Carlo, nonostante, pochi mesi dopo la sua Restaurazione, aveva cominciato a formare una piccola armata stanziale. Pensava che, senza una protezione migliore di quella della civica milizia e delle guardie reali, la sua persona o il suo palazzo appena sarebbero in sicuro, nella propinquità d'una città vasta, piena di guerrieri, che erano stati pur allora sbandati. Egli, quindi, spensierato e prodigo come era, studiossi di risparmiare dai suoi piaceri una somma bastevole a mantenere un corpo di guardie. Con lo accrescersi del traffico e della ricchezza pubblica, le sue rendite crescevano; e in tal guisa potè, a dispetto del mormorare de' Comuni, ingrossare a poco a poco le sue milizie regolari. Un'addizione considerevole fu ad esse fatta innanzi la fine del suo regno. Il costoso, inutile e pestilenziale stabilimento di Tangeri, venne abbandonato ai Barbari che vi abitavano all'intorno; e il presidio, composto di un reggimento di cavalleria e due di fanteria, fu richiamato in Inghilterra.
La piccola armata così formata da Carlo, fu il germe di quel grande e rinomato esercito, che, in questo secolo, ha marciato trionfalmente a Madrid e Parigi, a Canton e Candahar. Le guardie del corpo, che adesso formano due reggimenti, erano allora partite in tre corpi, ciascuno dei quali constava di duecento carabinieri, esclusi gli ufficiali. Questo corpo, cui era affidata la sicurezza del Re e della real famiglia, aveva un carattere speciale. Anche i semplici soldati erano insigniti del grado di gentiluomini della Guardia.
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