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      Non pertanto, solo col congiungere cose che di rado o non mai abbiamo da noi sperimentato, possiamo formarci una giusta idea di quella rustica aristocrazia, la quale costituiva la forza precipua dello esercito di Carlo I, e lungamente sostenne, con istrana fedeltà, gl'interessi dei discendenti di lui.
      Il gentiluomo di provincia, rozzo, ineducato, non uscito mai fuori della sua patria, era comunemente Tory; ma comecchè devotamente aderisse alla Monarchia, non amava i cortigiani e i ministri. Pensava, non senza ragione, che Whitehall rigurgitasse dei più corrotti uomini del mondo; che le grandi somme di danaro che la Camera de' Comuni aveva concesse alla Corona dopo la Restaurazione, in parte erano state rubate da astuti politici, in parte profuse in buffoni e bagasce forestiere. Il suo robusto cuore d'Inglese fremeva di sdegno pensando che il governo della propria patria dovesse essere sottoposto alla dittatura della Francia. Essendo egli stesso vecchio Cavaliere o figlio di un vecchio Cavaliere, meditava, amareggiato nell'animo, sopra la ingratitudine con cui gli Stuardi avevano rimeritati i loro migliori amici. Coloro che lo udivano mormorare per lo spregio ond'egli era trattato, e per lo scialacquo con che le ricchezze profondevansi sopra i bastardi di Norma Gwynn e di Madama Carwell, lo avrebbero supposto paratissimo a ribellare. Ma tutto cotesto cattivo umore durava solo finchè il trono non trovavasi davvero in pericolo. Appunto quando coloro che il sovrano aveva colmati di ricchezze e di onori gli si scostavano dal fianco, i gentiluomini di provincia, così franchi e tumultuosi in tempi di prosperità, gli si affollavano devoti d'intorno.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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