Moltissimi di coloro che non avevano beneficii, o gli avevano sì piccoli da non apprestare i comodi della vita, vivevano nelle case dei laici. Era da lungo tempo manifesto, che tale costumanza tendeva a degradare il carattere sacerdotale. Laud erasi sforzato a porvi rimedio; e Carlo I aveva ripetutamente emanati ordini positivi, perchè nessuno, tranne gli uomini di alto grado, presumesse di tenere cappellani domestici(115). Ma tali ordini erano caduti in disuso. A vero dire, mentre dominavano i Puritani, molti de' reietti ministri della Chiesa Anglicana poterono ottenere pane e ricovero solo impiegandosi nelle famiglie de' gentiluomini realisti; e le abitudini formatesi in que' torbidi tempi, seguitarono lungamente dopo il ristabilimento della Monarchia e dell'Episcopato. Nelle case degli uomini di sentimenti liberali e di culto intelletto, il cappellano era, senza alcun dubbio, trattato con urbanità e cortesia. La conversazione, i servigi letterari, i consigli spirituali di lui, erano considerati come ampia ricompensa per l'alimento, lo alloggio e lo stipendio che riceveva. Ma non così generalmente operavano i gentiluomini di provincia. Il rozzo ed ignorante scudiero il quale reputava convenire alla dignità sua che un ecclesiastico alla sua mensa, vestito degli abiti sacerdotali, recitasse il rendimento di grazie, trovava il mezzo di conciliare la dignità con la economia. Un giovine Levita - era questa la frase che usavasi - si sarebbe potuto avere per il cibo, una stanzaccia e dieci lire sterline l'anno; e non solamente avrebbe potuto compiere le funzioni sacerdotali, essere un pazientissimo uditore, e sempre pronto a giuocare nel buon tempo alle bocce, e nel piovoso alla morella; ma avrebbe anche potuto far risparmiare la spesa di un giardiniere, o d'un mozzo di stalla.
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