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      Ora il reverendo legava gli albicocchi, ed ora strigliava i cavalli. Rivedeva i conti del maniscalco; correva dieci miglia a recare un'ambasciata o un fagotto. Gli era concesso di desinare in compagnia della famiglia; ma doveva contentarsi del pasto più umile. Poteva riempirsi il ventre di bove salato e carote: ma appena comparse in tavola le torte e i manicaretti di panna, alzavasi, e tenevasi da parte finchè venisse chiamato a recitare il rendimento di grazie per il desinare, al quale in gran parte ei non aveva partecipato(116).
      Forse, dopo alcuni anni di servizio, gli veniva concesso un beneficio da bastargli per vivere; ma spesso gli era mestieri comprarlo con una specie di simonia, che apprestò agl'irrisori inesausta materia di scherzo per tre o quattro generazioni. Alla concessione della cura era connesso l'obbligo di prender moglie. La moglie, comunemente, era stata al servizio del patrono; ed era fortuna se essa non veniva sospettata di godere i favori di lui. Certo, la natura dei matrimoni che gli ecclesiastici di quella età avevano costume di fare, è il più sicuro indizio del posto che l'ordine sacerdotale occupava nel sistema sociale. Un uomo di Oxford, che scriveva pochi mesi dopo la morte di Carlo II, querelavasi amaramente, non solo perchè il procuratore e il farmacista di provincia trattavano con dispregio lo ecclesiastico di provincia, ma perchè una delle lezioni inculcate con più studio alle fanciulle di famiglie onorevoli, era di non corrispondere ad un amante vincolato dagli ordini sacri; e che, ove qualche donzella avesse posto in oblio tale precetto, rimaneva quasi egualmente disonorata, che se si fosse resa colpevole d'illeciti amori(117). Clarendon, che certamente non odiava la Chiesa, rammenta, come segno della confusione delle classi prodotta dalla grande ribellione, che alcune damigelle di famiglie nobili si erano sposate ad ecclesiastici(118). Una fantesca era generalmente considerata come la più convenevole compagna di un parroco.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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