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      Un ingegnoso progettista, che aveva nome Eduardo Heming, ottenne lettere patenti con cui gli si concedeva per dieci anni il diritto esclusivo d'illuminare Londra. Costui intraprese, per una modica retribuzione, di porre una lanterna per ogni dieci porte, nelle sere prive di luna, dal dì di San Michele fino alla festa della Madonna, e dalle ore sei fino alle dodici. Coloro che oggimai veggono la metropoli per tutto l'anno, dalla sera fino all'alba, chiarificata da uno splendore, in paragone del quale le illuminazioni per la Hogue e Blenheim sarebbero sembrate pallide, sorrideranno forse in pensare alle lanterne di Heming, le quali mandavano un fioco lume innanzi una casa in ogni dieci, per piccola parte di una notte in ogni tre. Ma non così pensavano i suoi contemporanei. Il suo disegno suscitò plausi entusiastici, e furiose opposizioni. Gli amatori del progresso lo esaltavano come il grandissimo dei benefattori della città sua, chiedendo che erano mai i trovati d'Archimede in agguaglio della impresa dell'uomo il quale aveva trasformate le ombre della notte in luce di meriggio! In onta a tali eloquenti elogi, la causa dell'oscurità non rimase priva di difensori. In quell'età v'erano insani che avversavano la introduzione di quella che chiamavasi nuova luce con tanta virulenza, con quanta gl'insani de' tempi nostri hanno avversato lo innesto del vaiuolo e le strade ferrate, e gl'insani d'una età anteriore si erano opposti alla introduzione dell'aratro e della scrittura alfabetica.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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