La ricompensa che gl'ingegni di quell'età potevano ottenere dal pubblico, era tanto lieve, che trovavansi nella necessità di accrescere le loro entrate levando, dirò così, contribuzioni sopra i grandi. Ciascun signore ricco e di buon cuore veniva con tanta ostinazione e con tante abiette lusinghe importunato dagli scrittori mendichi, che ai tempi nostri parrebbe incredibile. Colui al quale venisse dedicata un'opera, era in debito di ricompensare lo scrittore con una borsa piena d'oro. La somma che fruttava la dedica d'un libro spesso era assai maggiore di quella che ne avrebbe data lo editore per il diritto di stampa. Per la qual cosa, i libri spesso pubblicavansi solo col fine di farne una dedica. Questo traffico di laudi produceva lo effetto che era da aspettarsene. L'adulazione spinta talvolta allo sproposito, tal'altra all'empietà, non stimavasi che infamasse il poeta. La indipendenza, la veracità, il rispetto di sè, non erano cose che da lui esigesse il mondo. A dir vero, per moralità egli era qualche cosa tra il lenone e il mendicante.
Agli altri vizi che invilivano il carattere del letterato, si aggiunse, verso la fine del regno di Carlo II, la più feroce intemperanza dello spirito di parte. I begli ingegni, come classe, erano stati spinti dal loro vecchio odio del puritanismo verso il partito della Corte, ed avevano trovato utili alleati. Dryden, in specie, aveva resi buoni servigi al Governo. Il suo Assalonne ed Achitofel, grandissima tra le satire de' tempi moderni, aveva stupefatta la città; con velocità senza esempio s'era aperta la via fino ai distretti rurali; e dovunque erasi mostrata, aveva dato molestia agli esclusionisti e accresciuto il coraggio de' Tory.
| |
Carlo II Corte Governo Assalonne Achitofel Tory
|