Rochester e Godolphin talora in compagnia di lei obliavano le cure dello Stato. Barillon e Saint-Evremond trovavano nelle sue sale conforto alla lunga lontananza da Parigi. La dottrina di Vossio, lo spirito di Waller, non cessavano mai d'adularla e divertirla. Ma la sua mente inferma richiedeva stimoli più forti, e li cercava amoreggiando, giuocando alla bassetta, e inebriandosi di scubac(270). Mentre Carlo sollazzavasi con le sue tre sultane, il paggio francese d'Ortensia - bel fanciullo che con gli armonici suoni della voce dilettava Whitehall, ed era regalato di ricche vesti e di palafreni e di ghinee - gorgheggiava versi d'amore(271). Un drappello di venti cortigiani sedeva giuocando a carte attorno un'ampia tavola, sopra la quale l'oro vedevasi a mucchi(272). Anche allora il Re disse di non sentirsi bene. A cena non ebbe appetito; non ebbe posa la notte: ma nel dì susseguente levossi, come era suo costume, a buon'ora.
Le avverse fazioni del suo Consiglio avevano per varii giorni con ansietà aspettato quel mattino. La lotta tra Halifax e Rochester sembrava avvicinarsi ad una crisi decisiva. Halifax, non pago d'avere cacciato il proprio rivale dal Tesoro, aveva impreso a mostrarlo reo di tale disonestà o trascuratezza nel governo della finanza, da farlo punire con la destituzione dai pubblici uffici. Bisbigliavasi anche che il Lord Presidente verrebbe incarcerato nella Torre. Il Re aveva promesso d'investigare il vero; il dì secondo di febbraio era il giorno stabilito per tale investigazione; e parecchi ufficiali della rendita avevano ricevuto comandamento di presentarsi coi loro libri in quel giorno(273). Ma la fortuna era lì pronta per volgere la sua ruota.
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