Carlo era appena sorto da letto, quando i suoi servi s'accorsero che balbettava, e connetteva poco. Alcuni gentiluomini s'erano recati alla reggia per vedere, secondo il costume, il loro sovrano farsi la barba e vestirsi. Egli sforzossi di conversare con loro nel suo solito modo scherzevole; ma rimasero timorosi ed attoniti al vederlo ś squallido. Di repente divenne nero nel viso; gli si travolsero gli occhi; manḍ un urlo, trabalḷ e cadde nelle braccia di Tommaso Lord Bruce, figlio del Conte di Ailesbury. Un medico, che aveva cura delle storte e de' crogiuoli del Re, per caso si troṿ presente; ma non avendo lancetta, gli aperse con un temperino la vena. Il sangue usć libero, ma Carlo rimase privo di sensi.
Lo adagiarono sul letto, dove la Duchessa di Portsmouth per breve ora stette china sopra lui con la familiarità d'una moglie. Ma lo spavento si era sparso per tutte le stanze. La Regina e la Duchessa di York corsero frettolose alla camera. Alla concubina prediletta fu forza ritrarsi al proprio quartiere; il quale dal suo regio amante era stato tre volte disfatto e rifatto, per appagare i capricci di lei. Gli arnesi del camino(274) erano d'argento massiccio. Varii bei dipinti, che propriamente appartenevano alla Regina, erano stati trasferiti alle stanze della concubina. Le tavole erano ripiene di argenterie riccamente lavorate. Nelle nicchie vedevansi scrigni, capolavori dell'arte giapponese. Sulle cortine, uscite pur allora da' telai di Parigi, erano dipinti con colori, di cui nessuna tappezzeria inglese poteva sostenere il paragone, uccelli adorni di magnifiche penne, paesi, cacce, la terrazza principesca di Saint-Germain, le statue e le fontane di Versailles(275). Fra mezzo a tanta splendidezza, compra con la colpa e la vergogna, la infelice donna si abbandoṇ ad una agonia di dolore, il quale, per renderle giustizia, non era al tutto egoistico.
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