Era uomo fornito di egregie doti e di dottrina, di pronta sensibilità e di virtù intemerata. Le sue opere elaborate sono da lungo tempo cadute nell'oblio: ma i suoi inni mattutini e vespertini sono tuttora ripetuti quotidianamente da migliaia di famiglie. Comecchè, al pari della più parte degli uomini della sua classe, fosse zelante della monarchia, non era punto adulatore. Innanzi che fosse fatto vescovo, aveva mantenuto l'onore della sua professione, ricusando, allorquando la Corte stava a Winchester, ad Eleonora Gwynn l'alloggio nella casa ch'egli occupava come prebendario(277). Il Re aveva buon senso bastevole a rispettare uno spirito così fermo, e tra tutti i prelati lo prediligeva. Nulladimeno, il buon vescovo indarno usava tutta la propria eloquenza. La sua solenne e patetica esortazione a tal segno commosse gli astanti, che alcuni di loro lo crederono invaso del medesimo spirito che nel tempo antico per le labbra di Natan e d'Elia aveva chiamati i principi peccatori a pentimento. Carlo nulladimeno non ne fu commosso. Vero è che non fece obiezione allorchè fu letto l'uffizio per la Visitazione degli infermi. In risposta alle premurose domande dei teologi, disse d'esser dolente del male fatto; e lasciò darsi l'assoluzione secondo le forme della Chiesa Anglicana: ma quando fu stretto a confessare com'ei morisse nella comunione di quella Chiesa, parve di non prestare ascolto a ciò che gli veniva detto; e nulla potè indurlo a prendere la Eucaristia dalle mani de' Vescovi.
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