La impudenza e la ferocia gli sedevano sul ciglio. Il lampo degli occhi suoi ammaliava la infelice vittima sopra la quale ei li figgeva. Nondimeno, e il ciglio e lo sguardo erano meno terribili della sconcia forma della sua bocca. Il suo rabido urlo, siccome affermò un tale che l'aveva spesso udito, sembrava il tuono del giorno del giudizio finale. Queste qualità ei portò seco, ancor giovine d'anni, dalla sbarra degli avvocati al banco de' giudici. Salì presto, diventò Avvocato di Comune, e poi Cancelliere di Londra. Come giudice nelle sessioni della Città, mostrò le tendenze medesime che poi, asceso più in alto, gli acquistarono immortalità non invidiabile. Si sarebbe già potuto in lui notare il vizio più odioso di cui sia capace l'umana natura; cioè il godere dell'infelicità altrui, soltanto perchè è infelicità. Vedevasi una esultanza infernale nel modo onde profferiva le condanne dei rei. Il loro pianto, le loro preghiere sembravano solleticarlo voluttuosamente; ed egli amava di spaventarli, distendendosi con lussureggiante amplificazione sopra tutti i particolari di ciò che loro toccava di soffrire. Diffatti, quand'egli aveva occasione di ordinare che una malfortunata avventuriera venisse pubblicamente fustigata, "Carnefice," gridava "t'incarico di usare attenzione particolare a cotesta signora! Flagellala sodo, flagellala a sangue! Siamo al dì di Natale, tempo freddo perchè Madama si spogli. Vedi di scaldarle bene le spalle(292)." Non fu meno faceto allorchè profferì la sentenza contro il povero Lodovico Muggleton, quell'ebbro sarto che si credeva profeta.
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