Nella Città di Londra, poco fa così turbolenta, non fu udito nè anche un mormorio(296).
IX. Il proclama che annunziava la riscossione delle dogane, dava medesimamente lo annunzio che tra breve tempo si sarebbe ragunato il Parlamento. Giacomo, non senza molti tristi presentimenti s'induceva a convocar gli Stati del Regno. A dir vero, il momento era assai propizio per una elezione generale. Giammai, dal dì che la Casa degli Stuardi cominciò a regnare, i Corpi costituenti erano stati cotanto favorevolmente disposti verso la Corte. Ma la mente del nuovo Sovrano era compresa d'una paura, che anche dopo tanti anni non può rammentarsi senza sdegno e rossore. Egli temeva che, convocando il suo Parlamento, sarebbe incorso nel dispiacere del Re di Francia.
X. Al Re di Francia importava poco quale de' due partiti inglesi trionfasse nelle elezioni; imperocchè tutti i Parlamenti ch'eransi radunati dopo la Ristaurazione, in qualunque modo fossero disposti rispetto alla politica interna, erano stati gelosi del crescente potere della Casa de' Borboni. Intorno a ciò poco differivano i Whig dai bruschi gentiluomini di provincia, i quali costituivano la forza precipua del partito Tory. Luigi, quindi, non era stato avaro nè di corruzione nè di minacce a fine d'impedire che Carlo convocasse le Camere; e Giacomo, che fin da principio era stato partecipe del segreto onde procedeva la politica estera del fratello, ora essendo Re, era divenuto mercenario e vassallo della Francia.
Rochester, Godolphin e Sunderland, che formavano il Gabinetto intimo, sapevano pur troppo che il loro defunto signore era assuefatto a ricevere danari dalla Corte di Versailles.
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