Lord Churchill, adunque, fu spedito ambasciatore straordinario a Versailles. Gli fu ingiunto di significare la fervida gratitudine che sentiva il Governo inglese per la pecunia così generosamente data. In origine s'era pensato che nel tempo stesso dovesse chiedere a Luigi una somma maggiore; ma meglio considerando la cosa, compresero che la poco delicata cupidigia avrebbe stomacato il benefattore, che erasi spontaneamente mostrato cotanto liberale. A Churchill, quindi, fu fatto comandamento di porgere grazie per ciò ch'era passato, e non far motto intorno al da venire(304).
Ma Giacomo e i Ministri suoi, anche mentre protestavano come non intendessero d'essere importuni, studiavansi di accennare, con modi molto intelligibili, ciò che desideravano e speravano. Lo ambasciatore francese era per loro un destro, zelante e forse non disinteressato intercessore. Luigi oppose talune difficoltà, probabilmente col fine di accrescere il pregio de' propri doni. Nondimeno, in poche settimane, Barillon ricevè da Versailles un milione e cinquecento lire, oltre i denari già mandati. Tal somma, che equivaleva a cento dodici mila sterline, egli ebbe istruzione di ripartire cautamente. Ebbe potestà di dare al Governo inglese trenta mila lire sterline da impiegarsi a corrompere i membri della nuova Camera de' Comuni. Il rimanente doveva egli tenere con sè per servirsene in qualche caso straordinario, come sarebbe uno scioglimento delle Camere, o una insurrezione(305).
La turpezza di cotesti negoziati è universalmente riconosciuta; ma la loro vera natura sembra essere soventi volte fraintesa(306): perocchè, quantunque dopo pubblicato il carteggio di Barillon, la politica estera de' due ultimi Re della Casa Stuarda non abbia mai trovato fra noi chi osasse difenderla, vi è tuttavia un partito che s'affatica a scusare la loro politica interna.
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