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      Fu chiamata la milizia cittadina a chetare il tumulto, e fu fatta rimanere in armi, onde proteggere il trionfo de' vincitori. Appena finito lo squittinio, cinque grossi cannoni dal castello annunziarono al paese circostante la vittoria della Chiesa e della Corona. Le campane sonarono a festa. Gli eletti furono condotti solennemente alla croce della città(328), accompagnati da una banda musicale e da un lungo codazzo di cavallieri e scudieri. La processione andava cantando: "Letizia al gran Cesare!" ode cortigiana, la quale era stata, poco innanzi, scritta da Durfey, e quantunque, al pari di tutti gli scritti di lui, fosse estremamente spregevole, in quel tempo era quasi tanto popolare, quanto pochi anni dopo lo fu Lillibullero(329). Attorno la croce stavano schierate le civiche milizie; fu acceso un fuoco di gioia; la Legge d'Esclusione venne bruciata; e si bevve con fragorose acclamazioni alla salute di Re Giacomo. Il dì seguente era domenica. La milizia schierossi in fila lungo le vie conducenti al duomo. I due rappresentanti della Contea furono condotti con gran pompa al coro dai magistrati della città; ascoltarono la predica del Decano, che probabilmente ragionò del debito d'obbedienza passiva; e poi furono festeggiati dal Gonfaloniere(330).
      In Northumberland, il trionfo di Sir Giovanni Fenwik, cortigiano che acquistò poscia trista rinomanza, fu accompagnato da circostanze che destarono interesse in Londra, e che non furono stimate indegne d'essere rammentate, nei dispacci de' Ministri stranieri.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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