La sua fine fu tutta orrore e disperazione; e sul punto di mandare l'ultimo flato, aveva detto ai suoi assistenti di gittarlo a guisa d'un cane in un fosso, non essendo degno di riposare in un cimitero cristiano(335). Ma Oates e Dangerfield erano in potere dello austero principe da essi oltraggiato. Giacomo, breve tempo avanti che ascendesse sul trono, aveva intentato un processo civile contro Oates per diffamazione; e i giurati lo avevano condannato a pagare la enorme multa di cento mila lire sterline(336). Lo accusato, non potendo pagare, era stato preso, e viveva in carcere senza speranza d'uscire. Gli Alti Giurati di Middlesex, poche settimane avanti la morte di Carlo, avevano ammessi contro lui due atti d'accusa come colpevole di spergiuro. Appena finite le elezioni, si cominciò il processo.
Tra le classi alte e le medie, ad Oates non rimaneva né anche un amico. Tutti i Whig intelligenti erano convinti, che quando anche il suo racconto fosse in alcun modo fondato sul fatto, egli vi aveva edificato sopra un romanzo. Un numero considerevole di fanatici, nondimeno, lo considerava tuttavia come pubblico benefattore. Costoro bene sapevano che qualora ei fosse convinto di reità, la sua sentenza sarebbe severissima; e però infaticabilmente studiavansi a procacciargli la fuga. Quantunque fino allora fosse rinchiuso per debiti, venne posto in ferri dalle autorità della prigione del Banco del Re; ed anche ciò non era bastevole a tenerlo in sicura custodia. Al mastino che stava dinanzi all'uscio del suo carcere, fu dato il veleno; e nella medesima notte che precedè il suo processo, una scala di fune fu introdotta nella sua cella.
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