Fu creduto che per sottrarsi all'orrendo destino che lo aspettava, tentasse d'avvelenarsi: però il cibo e la bevanda furono sottoposti a rigoroso esame. Il dì seguente, fu tratto fuori di carcere per subire la prima fustigazione. A buon'ora, innumerevole turba di popolo riempiva tutte le vie, da Aldgate sino a Old Bailey. Il carnefice menava la frusta con tanto insolita severità, da mostrare che avesse ricevuto speciali ammonimenti. Il sangue correva a rivi. Per qualche tempo il colpevole fece mostra d'una strana costanza; ma in fine, sì ostinata fortezza gli venne meno. Urlava in modo spaventevole; perdè i sensi più volte: ma non perciò restava il flagello. Come fu sciolto, e' parve d'avere sopportato quanto la forma umana può sopportare senza dissolversi. Giacomo venne supplicato a risparmiargli la seconda fustigazione. Ei rispose in brevi e chiare parole: "Dovrà subire la pena finchè gli rimarrà fiato in corpo." Tentossi di ottenere la intercessione della Regina; ma essa sdegnosamente ricusò di dire una sola parola a pro di un tanto scellerato. Dopo un intervallo di sole quarantotto ore, Oates fu nuovamente tratto di carcere. Non aveva forza da tenersi in piedi, e fu d'uopo trascinarlo sopra una treggia a Tyburn. Pareva affatto insensibile; e i Tory riferivano ch'egli si fosse stordito bevendo liquori spiritosi. Un tale, che nel secondo giorno contò il numero delle frustate, affermò che fossero mille settecento. Al tristo uomo rimase la vita, ma in guisa che gl'ignoranti e i bacchettoni fra' suoi ammiratori reputarono la sua guarigione un miracolo, e l'adducevano come argomento della innocenza di lui.
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