Pollexfen aveva appena principiato a favellare avanti ai Giurati, allorquando il Capo Giudice proruppe in queste oscene parole: "Pollexfen, io vi conosco bene; e vi terrò a mente. Voi siete il protettore della fazione. Costui è un vecchio ribaldo, un birbone scismatico, un ipocrita tristo. Odia la Liturgia, e non vorrebbe altro usare che lunghissimi piagnistei senza libro." E quindi sua Signoria levò in alto gli occhi, giunse le mani, e cominciò a cantare col naso, imitando a suo credere il modo di pregare di Baxter: "Signore, noi siamo il tuo popolo, il tuo popolo peculiare, il tuo diletto popolo." Pollexfen gentilmente rammentò alla corte come la Maestà del Re defunto avesse reputato Baxter degno d'un vescovato. "E che ambiva, dunque, il vecchio bestione" esclamò Jeffreys "che non lo accettò?" Qui il suo furore giunse quasi alla insania. Chiamò Baxter un cane, e giurò che sarebbe stata semplice giustizia il flagellare un tanto ribaldo per le vie della città.
Wallop s'interpose, ma non ebbe miglior ventura del suo collega. "Voi v'immischiate in tutte coteste sudicie cause, o signor Wallop," disse il giudice. "I gentiluomini togati dovrebbero aver vergogna d'aiutare così faziosi ribaldi." Lo avvocato si provò di nuovo a farsi ascoltare, ma indarno. "Se non farete il debito vostro," gridò Jeffreys "ve lo insegnerò bene io."
Wallop si pose a sedere; e Baxter tentò di dire qualche parola da sè. Ma il Capo Giudice gli dette sulla voce con un torrente d'ingiurie e d'invettive, mescolate con citazioni di Hudibras.
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