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      Ma tali sentimenti erano già stati manifestati da più forti e terribili segni. Il Parlamento di Scozia erasi ragunato, Giacomo ne aveva appositamente affrettate le sessioni, e posposte quelle delle Camere Inglesi, sperando che lo esempio d'Edimburgo avrebbe prodotto un buono effetto in Westminster; dacchè il corpo legislativo del suo Regno Settentrionale era ossequioso al pari di quegli Stati Provinciali che Luigi XIV lasciava trastullare con alcune delle loro antiche funzioni in Bretagna e in Borgogna. Nessuno che non fosse episcopale poteva aver seggio nel Parlamento Scozzese, e nè anche essere elettore; e in Iscozia, un episcopale era sempre Tory. Da un'assemblea siffattamente costituita, poca era la opposizione da temersi alle voglie del Re: oltrechè quell'assemblea non poteva adottare legge che non fosse innanzi approvata da un comitato di cortigiani.
      Tutto ciò che chiese il Governo, venne di leggieri consentito. Rispetto alle finanze, a dir vero, la liberalità degli Stati Scozzesi era di poco momento. Dettero, non per tanto, ciò che comportavano i loro pochi mezzi. Concessero, a perpetuità, alla Corona i dazi già concessi al Re defunto, e che in allora erano stati estimati a quaranta mila sterline l'anno. Assegnarono parimente a Giacomo, sua vita durante, una rendita annua di duecento sedici mila lire scozzesi; somma equivalente a diciotto mila lire sterline. La intera somma che poterono concedere, fu di sessanta mila lire sterline l'anno; poco più di quello che versavasi ogni quindici giorni nello Scacchiere Inglese(350).


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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