Era perciò naturale che un uomo il quale ogni giorno vedevasi in palazzo, e, siccome era a tutti noto, aveva libero accesso alla regia maestà, venisse frequentemente importunato ad usare la propria influenza per fini che una rigorosa morale debbe condannare. La integrità di Penn era rimasta incrollabile contro gli assalti della maldicenza e della persecuzione. Ma poscia, aggredito dai sorrisi del Re, dalle blandizie delle donne, dalla insinuante eloquenza e dalle delicate lusinghe de' vecchi diplomatici e cortigiani, la sua fermezza cominciò a cedere. Titoli e frasi, già da lui spesso riprovati, gli uscivano, secondo le occasioni, dalle labbra e dalla penna. Non sarebbe nessun male ove egli non fosse stato reo di altro che d'essersi lasciato andare ai complimenti mondani. Sventuratamente, non può nascondersi come egli fosse parte precipua in certi fatti, condannati non solo dal rigido codice della Società cui egli apparteneva, ma dal senso universale di tutti gli uomini onesti. Protestò, poi, solennemente che le sue mani erano pure d'ogni illecito guadagno, e che non aveva ricevuta gratificazione nessuna da coloro i quali erano stati da lui giovati, quantunque gli sarebbe stato facile, mentre aveva influenza in Corte, mettere insieme centoventimila lire sterline(369). Tale asserzione è degna di piena fede. Ma la mancia si può offrire alla vanità come si offre alla cupidigia; ed è impossibile negare che Penn, blandito, si lasciò condurre a fatti ingiustificabili, de' quali altri raccolse gli utili.
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