Ma quegli uomini di Stato, i quali fondavano i loro argomenti non sopra antecedenti o analogie pratiche, ma sopra profondi e larghi principii costituzionali, poco differivano nelle opinioni loro. Pitt e Grenville, al pari di Burk e Fox, sostennero che l'accusa rimaneva tuttavia pendente. Ambedue le Camere, a gran maggioranza, posero da parte la decisione del 1685, e pronunciarono che quella del 1679 era conforme alla legge del Parlamento.
XXXVI. Tra tutti i delitti nazionali, commessi mentre il popolo era invaso dalla paura eccitata dalle fandonie d'Oates, il più celebre era stato lo assassinio giudiciale di Stafford. La condanna di quello infelice gentiluomo veniva adesso da ogni uomo imparziale considerata come ingiusta. I testimoni precipui dell'accusa erano stati convinti rei di parecchi spergiuri. In tali circostanze, era debito del Corpo Legislativo di rendere giustizia alla memoria d'una vittima innocente, e di cancellare una macchia immeritata da un nome lungo tempo illustre negli Annali d'Inghilterra. La Camera Alta, in onta al mormorare di pochi Pari, i quali non volevano ammettere d'avere sparso un sangue innocente, passò una legge intesa a cassare il decreto di morte infamante contro Stafford. Nei Comuni, la legge fu letta due volte, senza ricorrere allo scrutinio di divisione; e ordinarono che venisse istituito un comitato. Ma nel dì stabilito per tale faccenda, giunsero nuove, che nelle contrade occidentali dell'Inghilterra era scoppiata una formidabile ribellione.
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