Qualvolta ripensava a quanto lungo tempo ei si era conformato al culto stabilito, sentivasi opprimere dalla vergogna e dal rimorso, e si mostrava in mille guise dispostissimo ad espiare la propria defezione con la violenza e la intolleranza. Nondimeno, tra breve tempo, ebbe occasione di provare che il timore e lo amore di una più alta Possanza gli avevano dato il vigore bisognevole a sostenere i conflitti più formidabili, fra' quali possa trovarsi la umana natura.
Ai suoi compagni d'infortunio il suo aiuto era di massimo momento. Comecchè ei fosse proscritto e fuggiasco, era tuttavia, in certo senso, il più potente suddito de' dominii britannici. Per ricchezze, anche prima ch'ei fosse stato condannato a morte infamante, era forse inferiore non solo ai grandi Nobili d'Inghilterra, ma ai più opulenti scudieri di Kent e di Norfolk. Ma la sua autorità patriarcale, autorità che non può acquistarsi per ricchezze nè perdersi per condanna infamante, lo rendeva, come capo d'insorti, veramente formidabile. Nessun Lord delle contrade meridionali dell'Isola poteva esser sicuro che, avventurandosi a resistere al Governo, i suoi guarda-caccia e cacciatori lo seguirebbero. Un Conte Bedford, un Duca di Devonshire, non poteva promettere di condurre seco dieci uomini in campo. Mac Callum More, senza un soldo e spoglio della sua Contea, avrebbe potuto in ogni istante suscitare una grave guerra civile. Non aveva se non a mostrarsi sulla costa di Lorn, perchè tra pochi giorni gli si raccogliesse un esercito dintorno.
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