Ma pare che egli ragionasse secondo una distinzione che aveva tratti in inganno molti de' suoi contemporanei. Per nulla al mondo si sarebbe mai indotto a porre il veleno nel cibo de' due Principi, od a trafiggergli con un pugnale nel sonno. Ma piombare inaspettatamente sopra la torma delle Guardie del Corpo che circuivano il cocchio reale, scambiare colpi di spada e correre la sorte di uccidere o essere ucciso, era, secondo lui, una operazione militare legittima. Le imboscate e le sorprese annoveravansi fra gli ordinari accidenti della guerra. Ciascun vecchio soldato, fosse Cavaliere o Testa-Rotonda, si era trovato in simiglianti imprese. Se il Re fosse caduto morto in una scaramuccia, sarebbe caduto per legittima battaglia, e non per assassinio. Precisamente de' medesimi argomenti si giovarono, dopo la Rivoluzione, Giacomo stesso e i suoi più fidi seguaci, per giustificare un iniquo attentato contro la vita di Guglielmo III. Una banda di Giacomisti ebbe lo incarico di assalire il Principe d'Orange ne' suoi quartieri invernali. Il significato nascosto sotto questa speciosa frase, era di segare la gola al Principe mentre da Richmond andava in cocchio a Kensington. Parrà strano che simiglianti fallacie, che sono la feccia delle dottrine de' casuisti gesuiti, potessero sedurre uomini di spirito eroico, sì Whig che Tory, a commettere un delitto, che le leggi divine ed umane hanno giustamente notato d'infamia. Ma non vi è sofisma tanto enorme che non inganni le menti rese insane dallo spirito di parte(428).
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