Argyle, che sopravvisse di poche ore a Rumbold, lasciò testimonianza della virtù del valoroso Inglese. "Il povero Rumbold era mio gran sostegno, e valente uomo, e morì da cristiano(429)."
XXIV. Ayloffe mostrò tanto disprezzo della morte, quanto ne avevano mostrato Argyle e Rumbold: ma la sua fine non edificò, come la loro, le anime pie. Quantunque la simpatia politica lo avesse fatto avvicinare ai Puritani, ei non aveva simpatia religiosa per essi, i quali lo consideravano poco meno d'un ateo. Apparteneva a quella classe de' Whig che cercavano esempi da imitare meglio fra i patriotti di Grecia e di Roma, che fra i profeti e i giudici d'Israele. Fu fatto prigione e condotto a Glasgow(430). Quivi tentò di uccidersi con un piccolo coltello; ma comecchè si facesse varie ferite, nessuna di esse fu mortale, ed egli ebbe forze bastevoli a sostenere il viaggio a Londra. Tratto dinanzi al Consiglio Privato, fu interrogato dal Re stesso; ma ebbe tanta altezza di animo, da non provvedere alla propria salute accusando altrui. Corse voce fra i Whig che il Re gli dicesse: "Fareste bene ad essere schietto con me, signore Ayloffe. Voi sapete che è in mio potere il perdonarvi." Allora il prigione, rompendo l'austero silenzio, rispose: "Ciò potrebbe essere nel vostro potere, non mai nell'indole vostra." Fu giustiziato, per virtù dell'antica condanna, innanzi la porta del Tempio, e morì con istoico contegno(431).
XXV. In quel mentre, la vendetta de' vincitori piombò spietatissima sulle popolazioni della Contea d'Argyle.
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