I fuggenti sparsero la paura fra i loro compagni del retroguardo, ai quali erano affidate le munizioni. I vagonieri retrocessero a gran passi senza fermarsi, finchè si videro molte miglia lontani dal campo di battaglia. Monmouth fino allora aveva sostenuta la parte propria come un robusto ed esperto guerriero. Era stato veduto a piedi, impugnando la picca, e incoraggiando con la voce e con l'esempio la propria fanteria. Ma conosceva sì bene le cose militari, da accorgersi che tutto era finito. I suoi uomini avevano perduto il vantaggio che avrebbero potuto derivare dal buio e dalla sorpresa. Erano stati abbandonati dalla cavalleria e dai vagoni della munizione. Le forze del Re erano unite e in buon ordine. Feversham, desto dal fuoco, alzatosi di letto, annodata bene la cravatta, e guardatosi allo specchio, era venuto a vedere ciò che facevano i suoi. Intanto, - e ciò fu di maggiore importanza, - Churchill aveva rapidamente disposte in guisa affatto nuova le fanterie. Il giorno era presso a spuntare. L'esito d'un conflitto alla luce del sole, in un piano aperto, non poteva essere dubbio. Nondimeno, Monmouth avrebbe dovuto sentire come a lui non convenisse fuggire, mentre migliaia d'uomini, che dallo affetto che gli portavano erano stati spinti alla propria rovina, seguitavano a combattere per la sua causa. Ma le vane speranze e lo intenso amore della vita prevalsero. Vide che, indugiando, la cavalleria regia gli avrebbe potuto impedire la ritirata. Montò, quindi, a cavallo e uscì dal campo.
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Monmouth
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