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      Dopo poche ore di trista prigionia, egli doveva patire violenta e vergognosa morte. Il cuore gli venne meno. La vita gli parve degna d'essere comprata con ogni specie d'umiliazione; nè il suo intelletto, stato sempre debole, ed ora perturbato dal terrore, poteva intendere che la umiliazione lo avrebbe avvilito, ma salvato non mai.
      XLVII. Appena giunto a Ringwood, scrisse al Re una lettera, come poteva dettarla un uomo cui un codardo timore abbia tolto ogni senso di vergogna. Con caldissime parole espresse il rimorso ch'egli sentiva pel tradimento commesso. Affermò, che allorquando aveva ai proprii cugini nell'Aja promesso di non suscitare commovimenti in Inghilterra, egli intendeva osservare pienamente la promessa. Per sua sventura, era stato poi sedotto al misfatto da certe orride genti, le quali gli avevano con varie calunnie scaldato il cervello, e sofisticando lo avevano traviato: ma oramai abborriva que' tristi; abborriva sè stesso. Pregava, con pietosi detti, d'essere ammesso alla presenza del Re. Aveva da palesargli un secreto che ei non poteva fidare alla penna, un secreto che era racchiuso in una sola parola; e s'egli avesse potuto dire quella tale parola, il trono sarebbe fatto sicuro d'ogni pericolo. Il dì seguente scrisse altre lettere alla Regina vedova, e al Lord Tesoriere, pregandoli ad intercedere per lui(509).
      Appena si seppe in Londra ch'egli si era siffattamente avvilito, ognuno ne rimase attonito; e nessuno quanto Barillon, il quale aveva, stando in Inghilterra, vedute due sanguinose proscrizioni, in cui non poche vittime sì dell'opposizione che della Corte, senza preghi e piagnistei donneschi, eransi sobbarcate al proprio fato(510).


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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