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      La storia di Monmouth basterebbe sola a confutare lo addebito d'incostanza che di frequente suole gettarsi sopra il basso popolo. I popoli talvolta sono incostanti, perchè sono esseri umani. Ma che siano tali paragonati alla gente educata, voglio dire alle aristocrazie o ai principi, può sicuramente negarsi. Sarebbe agevole recare esempi di demagoghi, la cui popolarità sia rimasta ferma, laddove i sovrani e i parlamenti hanno tolta la già data fiducia a molti uomini di Stato. Mentre Swift seguitò a vivere molti anni scemo delle facoltà intellettive, la plebe irlandese continuava sempre ad accendere fuochi di gioia nel giorno natalizio del celebre scrittore, in commemorazione de' servigi, che, secondo la comune credenza, egli aveva resi alla patria nel tempo in cui la sua mente era in pieno vigore. Mentre sette ministeri furono innalzati al potere e cacciati via a cagione degli intrighi di Corte, o de' mutamenti d'opinione delle alte classi della società, il dissoluto Wilkes non perdè mai l'affezione d'una marmaglia da lui spogliata e derisa. Gli uomini politici che, nel 1807, s'erano studiati d'ingraziarsi a Giorgio III difendendo Carolina di Brunswick, non arrossirono, nel 1820, di ambire al favore di Giorgio IV, perseguitandola. Ma nel 1820, come nel 1807, tutta la classe degli operai con fanatico ardore parteggiava per lei. La cosa medesima avvenne di Monmouth. Nel 1680, era stato adorato e dai gentiluomini e da' contadini delle contrade occidentali. Nel 1685 mostrossi di nuovo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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