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      Vi era nulla d'irragionevole nel timore che tale forza potesse venire adoperata a fare ciò che i dragoni francesi(585) avevano fatto?
      IX. Giacomo rimase conturbato quasi al pari de' suoi sudditi per la condotta della Corte di Versailles. A dir vero, essa aveva agito in modo che parea volesse essergli d'impaccio e di molestia. Egli stava sul punto di chiedere al corpo legislativo protestante piena tolleranza pei Cattolici Romani. Nulla, quindi, gli poteva giungere tanto importuno, quanto la nuova che in uno Stato vicino, un Governo cattolico romano avesse pur allora privati della tolleranza i protestanti. La sua vessazione fu accresciuta da un discorso che il Vescovo di Valenza, a nome del clero gallicano, diresse a Luigi XIV. L'oratore diceva, come il pio sovrano dell'Inghilterra sperasse dal Re Cristianissimo soccorso contro una nazione eretica. Fu notato che i membri della Camera de' Comuni mostravansi singolarmente ansiosi di procurarsi esemplari di cotesta arringa, la quale venne letta da tutti gl'Inglesi con isdegno e timore(586). Giacomo voleva frustrare la impressione da siffatte cose prodotta, ed in quel momento mostrare all'Europa di non essere schiavo della Francia. Dichiarò quindi pubblicamente, com'egli disapprovasse il modo onde gli Ugonotti erano stati trattati; largì agli esuli qualche soccorso dal suo tesoro privato; e con lettere munite del gran sigillo, invitò i suoi sudditi ad imitare la liberalità sua. In pochi mesi chiaro si conobbe, come la mostrata commiserazione fosse finta a blandire il Parlamento; come egli sentisse verso i fuorusciti odio mortale; e come di nulla tanto si dolesse, quanto della propria impotenza a fare ciò che Luigi aveva compito.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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