Il nuovo inviato nasceva da parenti plebei; era di statura quasi nano, d'aspetto sì brutto da muovere a scherno, e parlava con l'accento di Guascogna dove era nato: ma vigoroso buon senso, acutezza di mente, e vivacità di spirito lo rendevano eminentemente adatto al suo ufficio. In onta ad ogni svantaggio di nascita e di persona, fu tosto stimato come assai piacevole compagno, ed espertissimo diplomatico. Mentre folleggiava con la duchessa di Mazzarino, studiavasi di discutere di cose letterarie con Waller e Saint Evremond, e carteggiare con la Fontaine, onde bene erudirsi nella politica inglese. Per la perizia ch'egli aveva nelle cose marittime, venne in grazia di Giacomo; il quale, per molti anni, prestò non poca attenzione alle faccende dello Ammiragliato, e le intendeva quanto egli era capace d'intendere cosa alcuna al mondo. Conversavano entrambi ogni giorno lungamente e liberamente intorno alle condizioni delle navi e degli arsenali. Lo effetto di tale dimestichezza fu quale era da aspettarsi: val quanto dire, che lo acuto e vigilante francese concepì sommo pregio per le doti e il carattere del re, dicendo il mondo avere male giudicato Sua Maestà Britannica, che aveva meno capacità, e non maggiori virtù di Carlo(631).
I due inviati di Luigi, comecchè mirassero ad un medesimo fine, con molto accorgimento presero vie diverse. Si partirono fra loro la Corte. Bonrepaux usava principalmente con Rochester e gli aderenti di lui. Le relazioni di Barillon erano principalmente con la opposta fazione.
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