Avrebbe dovuto sapere, che comunque egli giudicasse atto peccaminoso lo adulterio, era un adultero; ma nulla valeva a convincerlo che chiunque per principio credeva la ribellione essere peccato, si potesse anche in grande estremità indurre a ribellare. Credeva che la Chiesa Anglicana fosse una vittima paziente, ch'egli poteva senza pericolo oltraggiare e torturare a suo libito; nè si accorse mai del suo errore se non dopo che vide le Università pronte a coniare le loro argenterie per sussidiare la cassa militare de' suoi nemici, e un vescovo lungamente rinomato per la lealtà sua, gettar via la sottana, e cingendo una spada, prendere il comando d'un reggimento d'insorti.
XXXIII. A coteste fatali follie il Re era studiosamente incoraggiato da un ministro, che era già stato esclusionista, e tuttavia seguitava a chiamarsi protestante; voglio dire dal Duca di Sunderland. Le cagioni della condotta di questo immorale uomo politico, sono state spesso erroneamente esposte. Mentre ancora viveva, fu dai Giacomisti accusato di avere, anche avanti il cominciamento del regno di Giacomo, il pensiero di produrre una rivoluzione a favore del principe d'Orange, e d'avere, con tale scopo, consigliato il Re a commettere numerose aggressioni contro la costituzione civile ed ecclesiastica del reame: frivola storiella che è stata fino ai dì nostri ripetuta da ignoranti scrittori. Ma nessuno storico bene erudito nel vero, qualunque si vogliano supporre i suoi pregiudicii, si è indotto ad accoglierla, come quella che non riposa sopra nessuna prova; e non v'è prova che basti a convincere gli uomini assennati, che Sunderland deliberatamente si gettasse nella colpa e nella infamia onde produrre un mutamento di cose, nel quale ei vedeva chiaramente di non poter vantaggiare, e seguíto il quale, di fatto ei perdè le immense ricchezze e la influenza che sotto Giacomo possedeva.
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