E' non fu così. Nè anche si provò di ascondere agli occhi del mondo la violenza delle proprie emozioni. Quotidianamente, i cortigiani che andavano a vederla desinare, notavano come le vivande erano riportate via senza ch'ella le avesse assaggiate. Le lacrime le scorrevano giù per le guance alla presenza di tutto il cerchio de' ministri e degli ambasciatori. Al Re parlò con veemenza. "Lasciatemi andare" esclamò. "Avete fatta la vostra druda contessa; fatela regina. Strappate dal mio capo la corona, e mettetela sopra il suo. Solo lasciatemi seppellire in qualche convento, ch'io non la vegga mai più." Poi, con più calma, gli chiese in che guisa egli potesse conciliare la sua riprovevole condotta con lo spirito religioso di cui faceva mostra. "Voi siete pronto" disse ella "a porre a repentaglio il vostro Regno per la salute dell'anima vostra, e nondimeno vi dannate l'anima per amore di siffatta donna." Padre Petre, prostrato sulle ginocchia, secondava la Regina. Era suo debito così fare; e lo adempiva valorosamente, poichè era connesso con l'utile proprio. Il Re per qualche tempo si confessò peccatore, e si mostrò pentito. Nelle ore in che lo assalivano i rimorsi, faceva severe penitenze. Maria serbò fino all'ultimo dì di sua vita, e morente la legò al convento di Chaillot, la disciplina con che Giacomo aveva scontate le proprie peccata flagellandosi vigorosamente le spalle. Nulla, fuorchè lo allontanamento di Caterina, avrebbe potuto porre fine a cotesto conflitto tra un abietto amore ed una superstizione abietta.
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