Era quindi soggetto alla pena di cinquecento lire sterline, che chi lo avesse accusato poteva ricuperare per via d'azione di debito. Un uomo di condizione servile fu adoperato a portare l'azione nella Corte del Banco del Re. Sir Eduardo non negò i fatti allegati contro lui, ma disse di possedere lettere patenti, che lo autorizzavano a tenere il suo ufficio, malgrado l'Atto di Prova. Lo accusatore ammise che le ragioni di Sir Eduardo erano vere in fatto, ma negò che quella fosse una soddisfacente risposta. Così fu fatta una semplice questione di diritto da decidersi dalla Corte. Un avvocato che era notissimo strumento del Governo, comparve per il simulato accusatore, e fece alcune lievi obiezioni alle ragioni allegate dall'accusato. Il nuovo Avvocato Generale rispose. Il Procuratore Generale non prese parte al giudicio. Il Lord Capo Giudice, Sir Eduardo Herbert, profferì la sentenza. Annunziò d'avere esposta la questione a tutti i dodici giudici, e che undici di loro opinavano che il Re potesse legittimamente dispensare dagli statuti penali nei casi particolari, e per ragioni di grave importanza. Il Barone Street, l'unico che dette il voto contrario, non fu destituito dall'ufficio. Era uomo così immorale, che era abborrito perfino dai suoi stessi parenti, e che il Principe d'Orange, a tempo della Rivoluzione, fu avvertito di non ammetterlo al suo cospetto. Il carattere di Street rende impossibile il credere che egli avesse voluto mostrarsi più scrupoloso de' suoi colleghi. Il carattere di Giacomo rende impossibile il credere che un Barone dello Scacchiere, mostratosi disubbidiente, fosse stato lasciato nell'impiego.
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